IL LUNGO CAMMINO DEL FULMINE
Sul vagabondaggio del cuore
Dalla casa al mondo (poesia 1976-2015)
Le Oasi di Senso di Guglielmo Campione
Mi piace entrare nello spazio poetico di Guglielmo Campione condividendo con lui il lungo cammino del fulmine, nel suo viaggio vagabondo, nostalgico, estatico e misteriosamente ermetico.
Le stagioni del cuore si susseguono come tempi e luoghi del nostro vagabondare solitario. Luoghi privati, oasi di ristoro, spazi di mistero e d’incanto.
Acque madri e cieli d’acqua. Riflessi su riflessi. Riflessioni, con i piedi per terra e le braccia in alto, come ali pronte a spiccare il volo, oltre l’ovvio, oltre il deserto di emozioni che ci circonda.
Spazio sacro quello della poesia, del tempo rubato alla dissacrante realtà che ci divora, attimo per attimo, in un’eternità di falsi miraggi, d’illusioni presto disilluse nel nostro vagare assetati, nel nostro divagare disperato.
E poi un’altra oasi di pace, di senso, di acqua che disseta, di freschi pensieri, di corpi da toccare e di cui nutrirsi, come dolci frutti succosi.
Tra le braccia di madre-natura il riposo è pieno di sogni colorati, popolati da animali magici e fiori e profumi ed ogni sorta di beatitudine.
Presso le sorgenti d’acqua le ninfe ci aspettano per catturarci ad un desiderio incontrollabile.
L’acqua dell’inconscio, tra terra e cielo, maschile e femminile, spirito e materia, vivifica e crea. Da queste unioni vivificate dall’acqua nascono piante, fiori, animali, bambini ed ogni sorta di contenuti creativi.
Ma spesso in questo altrove ci si può perdere, il naufragio della ragione, seppure dolce, può catturarci per sempre. Ecco che l’oasi può apparirci una giungla intricata e nemmeno il chiarore della luna e le mappe stellari possono indicarci la via del ritorno.
Ecco che l’acqua di uno stagno o di una fonte può crescere a dismisura, diventare ‘acqua alta’ che può sommergerci e distruggerci.
Perdersi è un’esperienza quotidiana e spesso gli esseri umani “…si ammalano di sfiducia…” e rinunciano a proseguire il loro viaggio.
Nel buio di una notte ininterrotta, una pioggia ininterrotta segna un diluvio di emozioni senza coscienza.
La prova del ‘vuoto’ al confine della notte, include l’esperienza dell’essere dispersi, il rischio della dissoluzione, della follia.
Solo un buon traghettatore, un esploratore dell’oltre, un maestro dell’arte, che noi chiamiamo “psicoanalisi”, può ri-condurre verso punti di riferimento precisi.
Poi…luna dopo luna, in una notte tranquilla tra acque placide e accoglienti…l’incontro misterioso. L’inizio forse di una nuova vita.
Vincenzo Ampolo