L’assedio al Palazzo del re
Arriverà in un giorno di festa,
Quando ubriachi e primaverili
Gli straccioni usciranno dai ghetti.
Nelle strade di corsa il tumulto
Non potrà trovare opposizione
Solo allegria annegata nel sangue
E nel rogo ogni temerario
Armati di lamiere e tubature
Per mano degli eroi post-industriali
Senza nemici o protagonisti
Rifioriranno ai pali gli impiccati
Forse qualche rivoluzionario
Avrà ordito la cospirazione
Ma sarà il primo a soccombere
Fra insulti e meritate sodomie
Gli uccelli tracceranno nel cielo
L’immagine di uno sbarco inatteso
E tutti i profeti capiranno
Che la paura non era ingiustificata
Dal nulla sorgerà la minaccia
Sorvegliata da macchine assopite
Preparato per bene il suicidio
Il re proclamerà la resa
E senza simpatie di classe
Tutti subiremo lo stesso trattamento,
L’evirazione di organi superflui
Sarà il nostro tributo di sangue
Alcuni senza cuore né guadagno
Vivranno di privazioni e mendicità
Sazi di appagamenti impossibili
Che ormai non desiderano più
quelli che non ascoltano né parlano
saranno i primi a chiedersi smarriti
come adeguarsi al nuovo stato,
chiederanno di servire i nuovi padroni
chi ancora confidando nella ragione
scamperà alla condanna dei suoi simili,
analizzato il filo della storia
si rassegna a diventare carnefice
o si spoglia di tutti i suoi beni,
come il santo o la bestia ingorda.
A compimento di un disegno giusto
Gli dei sorrideranno dall’alto
Ammirando la Babilonia anarchica
Dei crudeli figlioletti di Edipo,
le baracche che distruggono la Borsa,
la necessità che sputa sulla libertà